Nota 44 - Approfondimento sull'Adûnaico
di Gianluca Comastri, Alice Foti, Emilio Patavini ed Enrico Spadaro, a cura di Greta Bertani
L’Adûnaico (in inglese Adûnaic o Adunaic) è il linguaggio parlato dai Númenoreani (gli Uomini che abitano l’isola di Númenor). Il termine Adûnaic è un adattamento inglese del termine nell’idioma originale e significa “[il linguaggio] dell’Ovest”[1]. Sarebbe stato immaginato da Tolkien nel 1946 e venne utilizzato per la prima volta nel romanzo incompiuto The Notion Club Papers in cui si racconta che uno dei protagonisti e alter-ego di Tolkien, Alwin Arundel Lowdham, “sente e vede” nei suoi sogni la suddetta lingua. Parte della grammatica, anche se incompiuta, si trova nel Lowdhams’s Report on the Adûnaic Language. Per dirla con le parole di Lowdham, l’Adûnaico possiede un “gusto vagamente semitico”[2], e sempre lo stesso personaggio scrive nel Lowdham’s Report on the Adûnaic Language: “La maggior parte delle radici dell’Adûnaico erano triconsonantiche. Tale struttura ricorda in qualche modo il Semitico; e in questo l’Adûnaico mostra affinità con il Khazadiano piuttosto che con il Nimriano”[3]. Tolkien, da buon filologo qual era, doveva avere una qualche conoscenza delle lingue semitiche: lo testimonia la struttura, anch’essa triconsonantica, della lingua dei Nani (il Khuzdûl o Khazadiano), paragonati agli Ebrei nella Lettera 176, i quali, nel mondo primario, parlano una lingua semitica (si veda anche l’intervista alla BBC del 1964: “All their words are Semitic obviously, constructed to be Semitic”[4]). Inoltre, grazie all’essenziale contributo di Oronzo Cilli[5], sappiamo che nella libreria personale di Tolkien erano presenti una Babylonisch-Assyrische Grammatik (Grammatica assiro-babilonese) della serie Clavis linguarum semiticarum (Chiave delle lingue semitiche) e The Babylonian story of the Deluge and the Epic of Gilgamish (La storia babilonese del Diluvio e l’Epica di Gilgamesh). Assiro e babilonese erano due varianti della lingua accadica, appartenente alla famiglia delle lingue semitiche, al pari di ebraico e arabo. È quindi possibile che Tolkien, per la creazione dei propri idiomi, come Khuzdûl e Adûnaico, abbia tratto ispirazione da suoni, parole o strutture morfologiche di queste lingue.
Nel nono volume della History of Middle-earth, al capitolo “The Drowning of Anadûnê”, è presente una sezione molto dettagliata che presenta i casi, i generi e alcuni rudimenti di lessico riguardanti la lingua “adûnaica”[6] che, sottolinea Tolkien, non presenta somiglianze significative con altre parlate della Terra di Mezzo, se non con l’Avalloniano (Nimriano[7]), non tanto nella struttura e nei suoni, quanto nell’utilizzo di alcuni termini comuni o simili.
Nel corso dei tremila anni del suo utilizzo l’Adûnaico subì poche e lente modifiche che portarono alla forma più tarda dell’“Adûnaico classico”[8]. A partire dal XIX secolo della Seconda Era, nelle colonie Númenoreane della Terra di Mezzo si cominciò a parlare una lingua differente da quella dell’isola, denominata successivamente “Adûnaico dell’esilio”. Dopo l’affondamento di Númenor, i superstiti Númenoreani della stirpe dei Fedeli, reputando l’Adûnaico come il linguaggio dei Re ribelli, lo abbandonarono, utilizzando correntemente il Sindarin. L’Adûnaico dell’esilio continuò a essere utilizzato dalle popolazioni che l’avevano appreso durante il periodo di colonizzazione Númenoreana e si trasformò gradualmente dando vita alla Lingua Corrente o Ovestron (Common Speech o Westron in inglese), che divenne nel corso della Terza Era la lingua universale della Terra di Mezzo.
[1] Adûn significa letteralmente “ovest”, evidentemente correlato al Sindarin dûn di analogo significato. Ma Adûnâ aveva assunto il significato più specifico di “Númenoreano” e la lingua era detta Adûnayân (rivelazione di Hostetter in The Nature of Middle-earth, pag. 323; prima dell’uscita del volume, vari studiosi ritenevano che il nome della lingua fosse Adûnaiyê, Adûnâyê o Adûnâiyê). Ove non indicato, la fonte è J.R.R. Tolkien, C. Tolkien (ed.), Sauron Defeated, Houghton Mifflin Company, Boston-New York 1992.
[2] J.R.R. Tolkien, C. Tolkien (ed.), Sauron Defeated, op. cit., p. 241.
[3] Ivi, p. 415.
[4] “Tutte le loro parole [dei Nani] sono semitiche ovviamente, costruite per essere semitiche”.
[5] O. Cilli, Tolkien’s Library: An Annotated Checklist, Luna Press Publishing, Edinburgh 2019.
[6] J.R.R. Tolkien, C. Tolkien (ed.), Sauron Defeated, op. cit., pp. 413-440.
[7] Il Nimriano (Nimriyē) è il linguaggio parlato dagli Elfi di Tol Eressëa ed è una variante del Quenya. Nimir è un termine adúnaico che significa “splendere”, mentre gli Elfi erano chiamati Nimīr (gli Splendenti). Si potrebbe quindi tradurre come “[la lingua] degli Splendenti”.
[8] J.R.R. Tolkien, C. Tolkien (ed.), Sauron Defeated, op. cit., pp. 415-418.