Il Signore degli Anelli
Scheda bibliografica
di Alessandra Olivieri
Informazioni Bibliografiche
Titolo: Il Signore degli Anelli
Titolo originale: The Lord Of The Rings
Autore: J.R.R. Tolkien
Anno di pubblicazione: 1955
Anno di pubblicazione in Italia: 1967 – Astrolabio | 1970 – Rusconi | 2000 – Bompiani
L’opera si compone di tre parti: La Compagnia dell’Anello, Le Due Torri, Il Ritorno del Re. Ognuna di esse si divide a sua volta in un libro primo e un libro secondo.
La Storia
Nella Contea, situata nell’ovest della Terra di Mezzo, abitano gli Hobbit, conosciuti come mezz’uomini, perché sono piccoli di statura. Sono gente semplice, amano il buon cibo e coltivare la terra. Poco o nulla sanno di ciò che accade al di fuori delle verdi colline della Contea.
Il 22 settembre tutto è pronto per festeggiare i compleanni di Bilbo Baggins – il quale è arrivato alla sorprendente età di centoundici anni – e di Frodo Baggins, il nipote da lui adottato dopo la morte dei genitori. Uno Stregone bussa alla porta, e Bilbo accoglie con gioia il suo amico, Gandalf il Grigio. Questi aveva conosciuto Bilbo sessant’anni prima, in occasione di un lungo viaggio intrapreso con una compagnia di tredici Nani. Gli Hobbit sono sedentari e abitudinari, non vedono di buon occhio le avventure quindi molti in città diffidano di Bilbo, che è ormai considerato uno stravagante. Egli confida dunque a Gandalf di voler partire di nuovo. Durante la festa fa uno scherzo agli invitati, congedandosi da loro per poi sparire nel nulla alla fine del suo discorso. La cosa desta scalpore tra gli Hobbit e un certo sospetto in Gandalf. Per sottrarsi alla vista, Bilbo ha infatti adoperato il potere di un anello che aveva trovato anni addietro in una caverna nelle Montagne Nebbiose, un anello che può rendere invisibile chi lo indossa. Lo Hobbit parte, dunque, e lascia in eredità a Frodo sia Casa Baggins che l’anello.
Gandalf decide di condurre delle ricerche e scopre che l’oggetto magico non è altri che l‘Unico Anello di Sauron, forgiato da quest’ultimo a Monte Fato nella Terra di Mordor, nella parte orientale della Terra di Mezzo. Data la sua potenza e pericolosità, è necessario nasconderlo, portandolo via dalla Contea. I servi del Nemico, infatti, i Nazgûl o Spettri dell’Anello, sono già sulle sue tracce, perché Gollum, una viscida creatura che aveva posseduto l’Anello prima di Bilbo, ha confessato loro sotto tortura che l’oggetto gli è stato rubato da un tale di nome Baggins, della Contea.
Così Frodo, con i Cavalieri Neri alle calcagna e accompagnato dai suoi amici Hobbit Sam, Merry e Pipino lascia Casa Baggins ai parenti Sackville-Baggins e si dirige verso Crifosso, nella Terra di Buck, oltre il fiume Brandivino e da lì fuori dalla Contea, attraversando la Vecchia Foresta, un luogo inospitale e pericoloso, popolato da alberi animati. Quando, dopo giorni di cammino, un vecchio salice intrappola gli Hobbit al suo interno, essi vengono salvati da Tom Bombadil, un personaggio potentissimo e puro d’animo, che li conduce nella sua casa, dove gli Hobbit restano al sicuro per qualche giorno, protetti dal loro ospite. Quando riprendono il loro viaggio, però, si trovano subito intrappolati in uno dei tumuli della zona dei Tumulilande. Vengono assaliti dallo spettro che abita quella tomba e salvati ancora una volta da Tom Bombadil, che consegna loro dei pugnali sottratti nei Tumuli, con i quali difendersi.
Congedatisi da Tom Bombadil, gli Hobbit si dirigono verso la cittadina di Brea, dove Gandalf ha dato loro appuntamento. Una volta a Brea però gli Hobbit non trovano lo Stregone, ma un misterioso individuo, un ramingo conosciuto in zona con il nome di Grampasso, che dichiara di essere Aragorn, erede al trono di Gondor, inviato da Gandalf per aiutarli nel viaggio con l’Anello. Poiché egli ha modo di provare la sua identità, gli Hobbit riprendono il viaggio affidandosi alla sua guida. Raggiungono così Collevento, un tempo torre di vedetta dell’antico Regno del Nord dove trovano delle incisioni che interpretano come un messaggio da parte di Gandalf del quale non hanno più avuto notizie. Durante la notte, i Cavalieri Neri riescono a trovare gli Hobbit e Grampasso. Frodo, preso dalla paura e soggiogato dal potere di Sauron, si infila l’Anello al dito. Gli Spettri dell’Anello lo raggiungono, e uno di essi lo pugnala con un’arma maledetta che contamina Frodo rendendolo sensibile all’influenza del Nemico. Grampasso mette in fuga i Nazgûl e riesce a medicare temporaneamente la ferita di Frodo, curandolo con le foglie della pianta athelas. Lo Hobbit agonizzante deve ricevere al più presto delle cure che solo gli Elfi di Gran Burrone, dimora di Re Elrond, possono dargli. Incalzati dai Nazgûl, Aragorn e gli altri raggiungono il Guado del Bruinen, dove l’elfo Glorfindel viene in loro aiuto, issando Frodo – ormai incapace di reggersi in piedi – sul suo cavallo, che lo conduce al di là del fiume. Anche i Cavalieri stanno per attraversare il Guado, quando vengono travolti da un’inondazione scatenata dai poteri di Elrond e di Gandalf, che intanto ha raggiunto i suoi amici.
Frodo, convalescente, si risveglia alcuni giorni dopo nella Casa di Re Elrond, nella valle d’Imladris, nascosta tra le montagne. In questo luogo protetto e rigoglioso Frodo e gli altri viaggiatori ritrovano non solo Gandalf, ma anche Bilbo, trasferitosi nella dimora degli Elfi, dove vive anche Arwen, figlia di Elrond amata da Aragorn.
A Gran Burrone sono stati convocati in consiglio Boromir, figlio di Denethor, sovrintendente di Gondor, Legolas, figlio di Re Thranduil degli Elfi Silvani di Bosco Atro, il Nano Gimli e suo padre Glóin, uno dei tredici Nani che sessant’anni prima erano partiti con Bilbo per sfidare il drago Smaug. Ci sono anche Glorfindel, Galdor dei Porti Grigi e altri Elfi. L’obiettivo della riunione è discutere le sorti dell’Anello. In questa occasione veniamo a sapere cos’ha impedito a Gandalf di raggiungere a Brea gli Hobbit: Saruman, il più potente degli Istari (Stregoni), è stato irretito dal Nemico e ha fatto prigioniero Gandalf per estorcergli informazioni su dove si trova l’Anello. Elrond e i partecipanti al Consiglio giungono alla conclusione che l’Unico Anello non risponde ad alcun potere eccetto quello di Sauron, e non può quindi essere adoperato per alcun motivo, a pena di pervertire anche gli scopi più nobili. Affinché Sauron possa essere sconfitto definitivamente e la pace tornare nella Terra di Mezzo, è necessario distruggere l’Anello recandosi nel luogo dov’è stato forgiato, Monte Fato, nella terra di Mordor. È Frodo ad assumersi la responsabilità di portare a termine questa pericolosa missione, ma il Portatore dell’Anello non parte da solo: è affiancato da Gandalf, Aragorn, Boromir, Legolas, Gimli, Sam, Merry e Pipino. Questo gruppo così eterogeneo, composto da membri di tutte le stirpi, uno Stregone, Uomini, Elfi, Nani e Hobbit, prende il nome di Compagnia dell’Anello. Dai frammenti di Narsil, la Spada di Elendil con cui Isildur aveva staccato l’Anello dal dito di Sauron, viene forgiata Andúril, una nuova spada, consegnata ad Aragorn, erede dell’antico re degli Uomini.
La prima tappa del lungo viaggio verso Mordor porta la compagnia alle Montagne Nebbiose, attraverso i passi montani e poi nelle Miniere di Moria, nelle profondità delle quali i viaggiatori trovano le rovine dell’antico reame dei Nani di Khazad-dûm. Nessuno di coloro che abitavano Moria è sopravvissuto: gli orchi e i goblin hanno preso d’assalto le miniere e ucciso tutti i Nani che vi si trovavano, compreso Balin, parente di Gimli e anche lui compagno di Bilbo nel viaggio verso la Montagna Solitaria. Il pericolo più grande che la Compagnia dell’Anello incontra a Moria è un Balrog, un gigantesco demone creato da Melkor, il signore del male, di cui Sauron è servo. Gandalf si frappone tra il demone e i suoi amici, lasciando loro il tempo di mettersi in salvo e venendo poi trascinato dal Balrog nelle profondità di Khazad-dûm.
Il resto della Compagnia è costretto a passare sul versante orientale delle Montagne Nebbiose e proseguire senza lo Stregone. Il viaggio li porta nelle sicure terre di Lothlorien, dove dimora Galadriel, dama Elfica nata in Valinor nei giorni antichi, discendente dei primi signori degli Eldar. Ella possiede Nenya, uno dei tre Anelli forgiati da Celebrimbor e donati agli Elfi. Galadriel incoraggia Frodo e i suoi compagni a compiere la loro missione e fa loro dei doni: il lembas, il pan di via degli Elfi, pochi morsi del quale sono sufficienti a sostituire un pasto, mantelli in grado di mimetizzarli perfettamente e alcune armi. Il Nano Gimli, in particolare, riceve un dono di grande valore simbolico: tre capelli della chioma dorata della dama. A Frodo Galadriel consegna una fiala contenente la luce della stella di Ëarendil, mentre Sam ottiene una scatola con la terra del frutteto della dama Elfica, feconda e ricca di benedizioni e anche una corda elfica.
Da Lothlorien il viaggio della Compagnia prosegue fino ad Amon Hen, dove Boromir è tentato di impadronirsi dell’Anello e minaccia gli Hobbit spaventando Frodo al punto da spingerlo alla fuga, accompagnato da Sam. Poco dopo, Boromir perde la vita nel tentativo di difendere Merry e Pipino da un attacco degli Uruk-hai, orchi agli ordini di Saruman. I due Hobbit vengono catturati e Aragorn, Legolas e Gimli, dopo aver composto sul fiume le spoglie di Boromir, partono per cercare i loro amici.
Frodo e Sam, soli, si sono persi tra le brulle colline degli Emyn Muil, quando si accorgono di essere seguiti da Gollum, l’antico proprietario dell’Anello. Egli l’ha tenuto con sé per oltre cinquecento anni e questo gli ha ottenebrato la mente al punto che l’oggetto è divenuto il suo tesoro e la sua ossessione. Servendosi della corda elfica donatagli da Galadriel, Sam riesce a catturare Gollum, ma Frodo promette di rimetterlo in libertà a patto che gli mostri la strada fino al Cancello Nero di Mordor. Nonostante le proteste di Sam, che rimane sempre dubbioso nei confronti della creatura, l’accordo viene concluso. Frodo, che conosce la storia di Gollum, inizia a provare pietà per lui, e gli si rivolge col suo vero nome, quello con cui era conosciuto quando era uno Hobbit libero dal potere dell’Anello: Sméagol. Utilizzando la sua conoscenza delle terre inospitali che attraversano, Gollum conduce Sam e Frodo fino il Cancello Nero solo perché si rendano conto che è impossibile attraversarlo senza essere visti. Esiste però una via più discreta, che Gollum si offre di mostrare.
Di nuovo, nonostante i dubbi di Sam, Frodo accetta di farsi guidare da Gollum. I tre riprendono il loro cammino attraversando la regione dell’Ithilien, ultima frontiera del Regno di Gondor, prima di arrivare a Mordor. Qui incontrano Faramir, fratello di Boromir, che fa prigionieri Sam e Frodo. Il Capitano di Gondor e i suoi soldati, infatti, devono essere molto prudenti con gli stranieri, perché sono impegnati in una battaglia contro i Sudroni soggiogati da Sauron. Costoro sono temibili nemici anche perché possono disporre di giganteschi Olifanti. Faramir conduce i prigionieri in un nascondiglio noto solo ai suoi uomini, dove li sottopone ad un interrogatorio dal quale viene a sapere che gli Hobbit sono amici di suo fratello Boromir. Sam si tradisce e nomina l’Anello, ciononostante Faramir dà prova di saggezza e non indaga oltre. All’alba del mattino seguente Faramir mostra a Frodo Gollum che sta pescando nelle acque dello stagno proibito che delimita il nascondiglio; egli vi si è intrufolato di nascosto e Faramir è pronto a farlo uccidere dai suoi arcieri, ma Frodo intercede per lui e Faramir gli risparmia la vita, concedendo ai tre di continuare il viaggio verso Mordor.
Aragorn, Legolas e Gimli, sulle tracce degli Uruk-hai che hanno rapito Merry e Pipino, attraversano i territori del Regno di Rohan, a nord-ovest di Gondor. Nonostante gli orchi li abbiano distanziati, i tre compagni trovano per terra una spilla Elfica d’argento, lasciata cadere da Pipino come segnale per loro, e riprendono a sperare di trovare vivi i due Hobbit. La loro corsa è interrotta quando si imbattono nei Rohirrim, i Cavalieri di Rohan, comandati da Éomer, nipote di Re Theoden. Costoro riferiscono di aver ucciso un gruppo di Uruk-hai e di aver bruciato i loro corpi, lasciandoli accatastati in una pira.
Merry e Pipino però non sono tra loro. Riusciti a sfuggire agli orchi, si sono rifugiati nella foresta di Fangorn, dove hanno fatto la conoscenza di Barbalbero, un Ent, Pastore di Alberi, che ha l’aspetto di un grande albero parlante. Barbalbero ospita gli Hobbit nella sua dimora, li rifocilla e ascolta da loro il resoconto di ciò che accade nella Terra di Mezzo. Gli Ent sono già in collera con Saruman, a causa della distruzione che lui e i suoi Uruk-hai portano nella foresta, così tengono un lungo consiglio tra loro, alla fine del quale decidono di aiutare gli Hobbit. Barbalbero, Merry, Pipino e gli altri Ent muovono quindi verso Isengard e alla Torre di Orthanc, dimora di Saruman, per combatterlo.
Aragorn, Legolas e Gimli, entrati anch’essi nella foresta di Fangorn sulle tracce dei loro amici, incontrano un viandante vestito di bianco che, dopo una prima esitazione, riconoscono per Gandalf. Questi, infatti, dopo aver lottato contro il Balrog e averlo ucciso, è diventato uno Stregone Bianco. Cavalcando Ombromanto al fianco di Aragorn, Legolas e Gimli, Gandalf si dirige verso Edoras, capitale del Regno di Rohan e dimora di Re Théoden. Quest’ultimo è stato privato della sua volontà e reso inetto dalle velenose menzogne di Grima Vermilinguo, che agisce per conto di Saruman, con l’obiettivo di facilitare la distruzione di Rohan. Gandalf riesce a liberare il re dall’influenza di Grima Vermilinguo e Théoden recupera senno e coraggio.
Alla notizia che i Guadi del fiume Isen sono oramai presi dal nemico e che l’esercito di Saruman sta marciando in direzione del Fosso di Helm, Théoden decide di raggiungere la fortezza per combattere il nemico, lasciando il trono in custodia a Éowyn, sua nipote, e sorella di Éomer. La ragazza, felice che il re abbia recuperato il suo vigore e desiderosa di difendere il suo popolo, subisce il fascino di Aragorn. La battaglia del Fosso di Helm è molto dura e imperversa per tutta la notte. Gli Uruk-hai sono superiori per numero e sembra che i Rohirrim non abbiano speranze, finché all’alba sopraggiunge l’esercito di Erkenbrand, signore dell’Ovestfalda da tempo resosi indipendente dal re Théoden e stanziatosi con il suo esercito presso i Guadi dell’Isen. Saputo da Gandalf del pericolo che incombe sul Fosso di Helm, Erkenbrand guida la carica dei suoi cavalieri sbaragliando gli Uruk-hai. Vinta la battaglia, Théoden, Gandalf e gli altri si dirigono verso Isengard, con l’obiettivo di attaccare Saruman. Giunti alla Torre di Orthanc, però, la trovano circondata dalle acque del fiume che è stato deviato dagli Ent per sbarazzarsi dello Stregone. Merry e Pipino riabbracciano i loro compagni. Saruman, prigioniero nella sua torre, tenta di compiere un ultimo tentativo di ipnotizzare Théoden e gli propone di allearsi con lui, ma stavolta il re non cede. Gandalf priva Saruman del suo bastone, neutralizzandolo definitivamente. Vermilinguo tenta di uccidere Saruman attaccandolo alle spalle, provoca così la caduta dalla torre di un oggetto che viene raccolto da Pipino. Si tratta di un Palantír, una delle pietre veggenti fabbricate dagli Elfi in Aman e portate nella Terra di Mezzo da Elendil, dopo la caduta di Númenor, attraverso la quale Sauron ha plagiato Saruman per anni.
Durante il tragitto di ritorno verso il Fosso di Helm, Aragorn e gli altri si accampano per la notte e Pipino, incapace di prender sonno per via della curiosità, sottrae di nascosto il Palantír a Gandalf, per dargli un’occhiata. Guardando nel Palantír, Pipino vede qualcosa che lo spaventa e si accascia a terra. Quando riprende conoscenza confessa a Gandalf di aver parlato con Sauron e di avergli detto che è uno Hobbit; i membri della Compagnia sperano, quindi di poter ingannare Sauron facendogli credere che il Portatore dell’Anello sia stato catturato da Saruman. Théoden, Aragorn, Legolas, Gimli e Merry proseguono verso il Fosso di Helm, mentre Gandalf e Pipino cavalcano veloci verso Minas Tirith. Qui il pericolo incombe, perché Sauron sta radunando le sue forze contro Gondor.
Le lande dell’Ithilien che Frodo, Sam e Gollum stanno attraversando, sono sprofondate nel silenzio. Giungono alla Valle di Minas Morgul – un tempo nota come Minas Ithil, la Torre della Luna, città del Regno di Gondor – ora dimora dei servi di Sauron. Qui si snoda il percorso annunciato da Gollum, una ripidissima e buia scalinata di accesso alla torre di Cirith Ungol alla fine della quale gli Hobbit si introducono in una galleria labirintica e immersa nell’oscurità. I cunicoli sono in realtà la tana del ragno Shelob, figlia di Ungoliant, che durante la Prima Era aveva aiutato Melkor a ditruggere gli Alberi di Valinor. Il piano di Gollum è di lasciare che il mostruoso ragno divori Sam e Frodo per potersi impossessare dell’Anello. I due Hobbit però riescono a difendersi brandendo la fiala donata a Frodo da Galadriel, che racchiude parte della luce del Silmaril di Ëarendil. Nonostante sia accecata dalla luce però, Shelob riesce a raggiungere Frodo e lo morde, mentre Sam viene attaccato da Gollum. Dopo una lotta furiosa Sam riesce non solo ad avere la meglio su Gollum, che scappa, ma anche a ferire Shelob al punto che il ragno si ritira, abbandonando il corpo di Frodo. Credendo che il suo amico sia morto Sam prende la decisione di portare a termine la missione. Ha appena preso l’Anello quando sente sopraggiungere degli orchi, richiamati dalle grida del combattimento. Essi trovano Frodo che giace a terra e – con grande costernazione e stupore di Sam, che li ascolta non visto – si accertano del fatto che lo Hobbit non è morto, ma solo paralizzato dal morso di Shelob. Caricandosi Frodo in spalla, gli orchi lo trasportano nella torre di Cirith Ungol mentre Sam li insegue di nascosto.
Gandalf e Pipino sono giunti a Minas Tirith. Pipino decide di mettersi al servizio di Denethor, sovrintendente di Gondor, per sdebitarsi del sacrificio compiuto da suo figlio Boromir che ha salvato la vita a lui e a Merry. Un soldato della guardia, Belegond, e suo figlio Bergil, portano lo Hobbit a vedere la città. Gli uomini di Gondor nel frattempo si preparano a marciare per difendere la città dalla minaccia di Mordor. A Rohan, Merry giura fedeltà a Théoden. Aragorn invece, utilizzando il Palantír, si mostra al Nemico, per fargli sapere che l’erede di Isildur è tornato e si è fatto avanti. Ciononostante, è ben consapevole della superiorità numerica delle forze di Sauron, così decide di fare ricorso all’esercito dei Morti, al di là della Porta Nera. I soldati che al tempo di Isildur avevano infranto il giuramento di alleanza fatto al Re, erano stati condannati, dopo che fossero morti, a restare sulla terra, maledetti fino al giorno in cui si presenti l’occasione di riscattarsi. Proprio questa occasione viene offerta loro da Aragorn, che, in quanto erede di Isildur, può chiamarli a combattere al suo fianco e poi liberarli dalla maledizione perché possano riposare in pace.
Presso re Théoden, intanto, si raduna la Grigia Compagnia, un gruppo di Raminghi del Nord accompagnati da Elrohir ed Elladan, figli di Elrond. Un emissario di Minas Tirith giunge da Théoden chiedendogli aiuto per combattere il Nemico che spinge per entrare a Gondor. L’esercito dei Rohirrim si mette in marcia. Tra loro anche Merry, che, nonostante gli sia stato ordinato di restare, riesce a partire grazie all’aiuto di un misterioso cavaliere di nome Dernhelm.
Nel frattempo a Minas Tirith, l’attacco dei servi del Nemico è stato sferrato. Gandalf salva Faramir che è stato attaccato da un Nazgûl. Il cavaliere riferisce di aver incontrato Frodo e Sam nell’Ithilien e che gli Hobbit avrebbero proseguito per Cirith Ungol. Denethor, che ha sempre disprezzato Faramir preferendogli Boromir, esprime tutto il suo disappunto per il fatto che suo figlio non abbia preso l’Anello agli Hobbit, nonostante Gandalf spieghi che il pensiero di adoperarlo per portare la pace non sia che un’illusione. Faramir parte nuovamente per difendere la città di Osgilliath, ma gli orchi di Sauron hanno la meglio e durante la ritirata il capitano di Gondor viene ferito gravemente e trasportato a Minas Tirith. Guardando attraverso il Palantìr ciò che Sauron intende mostrargli, Denethor si convince che non ci sia più speranza di vittoria contro il Nemico e, roso dall’invidia nei confronti di Aragorn, che sta per tornare a reclamare il suo diritto sul regno, perde il senno. Si rinchiude nelle sue stanze con il proposito di darsi fuoco, trascinando con sé anche il corpo di Faramir, ormai incosciente. Gandalf riesce a sottrarre Faramir alle fiamme e lo porta nelle Case di Guarigione perché venga curato.
La battaglia infuria, con esiti critici almeno fino al momento in cui i Rohirrim e l’esercito dei Morti non intervengono in soccorso di Gondor. Durante la carica dei suoi, re Théoden perde la vita, ma una grande vittoria è messa a segno da Dernhelm, che uccide il Re degli stregoni di Angmar, a riguardo del quale era stato profetizzato che non sarebbe morto per mano di alcun uomo. Tale impresa, in effetti, non è compiuta da un uomo: sotto le spoglie di Dernhelm si nasconde Éowyn, la nipote di Théoden, che approfitta di un colpo inferto da Merry al Re Stregone con il pugnale dello spettro del tumulo donatogli da Tom Bombadil, per finirlo e ucciderlo. Nonostante le molte perdite, la Battaglia dei Campi del Pelennor è vinta. Éowyn e Merry vengono portati alle Case di Guarigione e Merry può finalmente riabbracciare Pipino tra le rovine causate dalla guerra. Éowyn e Faramir vengono curati da Aragorn grazie alla pianta athelas.
Per quanto gloriosa, la vittoria non è definitiva e si decide di sferrare un attacco diretto contro Sauron. Le truppe si dirigono quindi apertamente verso il Cancello Nero a Mordor, attirando così l’attenzione del Nemico su di loro.
Questo permette a Sam di scortare Frodo nell’ultima tappa del viaggio dopo essere riuscito a liberarlo dalla prigionia a Cirith Ungol. Giunti a Monte Fato, la loro missione è ad un passo dal successo, quando Frodo ha un ripensamento e non riesce a liberarsi dell’Anello. Approfittando del suo tentennamento, Gollum, che nel frattempo non ha smesso di seguire gli Hobbit, si lancia su di lui per impedirgli di gettare l’oggetto nel fuoco. Recidendo con un morso il dito di Frodo, riesce a riprendersi l’Anello un attimo prima di mettere un piede in fallo e precipitare nel vulcano. L’Unico Anello è ormai distrutto. Le forze del Male, sgominate. Frodo e Sam vengono portati in salvo da Gandalf, giunto a Monte Fato con le Aquile, e si risvegliano dopo qualche tempo nell’Ithilien, convalescenti.
Aragorn diviene finalmente Re di Gondor, e nomina Faramir principe dell’Ithilien e Beregond capitano della guardia. Faramir ed Éowyn, innamoratisi durante il periodo trascorso insieme nelle Case di Guarigione, restano a Minas Tirith. Aragorn si reca insieme a Gandalf al monte Mindolluin dove coglie un germoglio di Albero Bianco, per poterlo piantare nuovamente. Elrond, Celeborn e Galadriel, con gli Elfi di Gran Burrone e di Lothlorien giungono a Minas Tirith. Con loro c’è Arwen, Stella del Vespro del suo popolo, giunta per sposare Aragorn.
Dopo un lungo periodo di festeggiamenti, la Compagnia è sciolta. Éomer è ormai Re di Rohan. Gli Hobbit rientrano nella Contea, ma la trovano molto cambiata: un parente di Frodo, Lotho Baggins, manovrato da un certo Sharkey, impone il suo potere tirannico servendosi di un manipolo di orchi. Lungacque è teatro di un’ultima battaglia, alla fine della quale Sharkey confessa di non essere altri che Saruman sotto mentite spoglie e tenta di uccidere Frodo, che si salva grazie alla cotta di mithril che indossa. Nonostante l’attacco Frodo risparmia la vita a Saruman, il quale però viene ucciso da Vermilinguo. Anche quest’ultimo tuttavia trova la morte, trafitto dalle frecce degli Hobbit, mentre cerca di fuggire.
C’è molto da fare, ora nella Contea. Merry e Pipino, che rispetto agli altri Hobbit sono alti e forti perché hanno bevuto l’acqua degli Ent, si incaricano di cacciare i briganti, mentre Sam utilizza la terra che ha ricevuto in dono da dama Galadriel per restituire rigoglio alla Contea, martoriata dagli orchi di Saruman. Frodo termina di scrivere il suo Libro Rosso dei Confini Occidentali, la cui stesura, sotto il titolo di Andata e ritorno era stata iniziata da Bilbo col racconto delle sue avventure. Tuttavia Frodo è fisicamente debilitato a causa delle ferite subite nel periodo in cui ha portato l’Anello. Di nuovo accompagnato da Merry, Pipino e Sam, il quale ormai ha sposato l’amata Rosie Cotton, si reca ai Porti Grigi, dove Gandalf, Elrond, Galadriel e Círdan il Carpentiere sono pronti a partire per Aman e le Terre Immortali. A Bilbo e a Frodo, in quanto portatori dell’Anello, viene concesso di salpare con loro. Gli altri Hobbit salutano Frodo tra le lacrime e poi tornano nella Contea; Merry e Pipino vanno verso la Terra di Buck, mentre Sam in direzione di Lungacque, dove Rosie e sua figlia Elanor lo aspettano.