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Nota 71 - The Bovadium Fragments

di Emilio Patavini

The End of Bovadium o The Bovadium Fragments, storia inedita di Tolkien, scritta probabilmente agli inizi degli anni ’60, è “una satirica parabola della distruzione di Oxford (Bovadium) da parte dei motores fabbricati dal Daemon di Vaccipratum (un riferimento a Lord Nuffield e alle sue fabbriche di motori a Cowley) che intasano le strade, soffocano gli abitanti e alla fine esplodono”[1]. Lord Nuffield (nato William Richard Morris), fu fondatore della Morris Motors Limited. I nomi Bovadium e Cowley sono latinizzazioni di due toponimi inglesi. Bovadium è un calco latino di Oxford (dall’anglosassone oxa “bue” e ford “guado”, cioè “guado dei buoi”), mentre Cowley deriva dall’anglosassone “vacca” e lēah “prato, campo”; perciò latinizzato diventa Vaccipratum. Per il tema, questa storia inedita può essere accostata a Mr. Bliss, mentre l’uso del latino per fini satirici si ritrova ne Il cacciatore di draghi (Farmer Giles of Ham; scritto nel 1937, pubblicato nel 1949): basti pensare alla spada Caudimordax (Mordicoda) o a toponimi come Aula Draconaria (latinizzazione di Worminghall, Buckinghamshire) e Quercetum (latinizzazione di Oakley, Buckinghamshire)[2]. Il 25 ottobre 1960 la segretaria di Tolkien chiese per conto del Professore il nome del direttore di Time and Tide a Rayner Unwin. Tolkien voleva inviare alla rivista britannica (che aveva già pubblicato la sua poesia Imram nel 1955) un breve pezzo che aveva scritto, “una specie di fantasy satirico”, come lui stesso lo definì, riferendosi con ogni probabilità all’inedito The Bovadium Fragments. Il 24 agosto 1966 Tolkien prestò a Rayner Unwin The Bovadium Fragments. Il giorno dopo Rayner Unwin scrisse a Tolkien di averlo letto con piacere, suggerendogli di pubblicarlo sull’Oxford Magazine. In seguito, nel 1968, Tolkien menzionò The Bovadium Fragments tra gli scritti inediti che “non ho intenzione di pubblicare ora (o mai), o di permettere che essi si intromettano nella mia opera”[3].

[1] C. Scull – W.G. Hammond, The J.R.R. Tolkien Companion and Guide: Reader’s Guide, HarperCollins, London 2006, pp. 255-256. 

[2] Si veda a questo proposito M. Librán Moreno, “Latin language”, in M.D.C. Drout (ed.), J.R.R. Tolkien Encyclopedia: Scholarship and Critical Assessment, Routledge, New York-London 2007, p. 344. 

[3]  C. Scull – W.G. Hammond, The J.R.R. Tolkien Companion and Guide: Chronology, HarperCollins, London 2006, p. 737.