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Nota 50 - Tolkien e la fantascienza

di Emilio Patavini

Questo commento si limiterà ad approfondire il rapporto tra Tolkien e la fantascienza del ventesimo secolo, escludendo altri autori letti da Tolkien come Wells, Lindsay, O’Neill e Stapledon.

Nella Lettera 294, indirizzata a Charlotte e Denis Plimmer, Tolkien commenta alcuni passaggi della loro intervista e scrive: “Leggo molto, o meglio, provo a leggere molti libri (specialmente le cosiddette fantascienza e fantasy). Ma raramente trovo un libro moderno che catturi la mia attenzione. Il Professore aggiunge, in una nota a piè di pagina della stessa lettera: Ci sono delle eccezioni. […] Mi ha molto preso il libro che è arrivato secondo quando Il Signore degli Anelli vinse il Fantasy Award: La morte dell’erba [di John Christopher]. Mi piace la fantascienza di Isaac Azimov [sic]”. L’11 settembre 1957, Tolkien scrisse una lettera (cfr. lettera n° 202) al figlio Christopher e a sua moglie Faith, dopo aver vinto l’International Fantasy Award durante la quindicesima World Science Fiction Convention, tenutasi a Londra (Tolkien fu infatti l’ultimo vincitore dell’International Fantasy Award; il premio fu successivamente soppresso): Potrebbe divertirvi sentire che (non richiesto) mi sono improvvisamente scoperto vincitore del Fantasy Award, proposto (cito): ‘come un appropriato momento culminante del quindicesimo Convegno mondiale della fantascienza’. In definitiva si è trattato di un pranzo al Criterion, ieri, con discorsi, e la consegna di un assurdo ‘trofeo’. Un massiccio ‘modellino’ metallico di un razzo spaziale verticale (combinato con un accendino Ronson). Poco dopo, la lettera prosegue così: Uno strascico del Convegno è stata una visita di un agente cinematografico americano (faceva parte della giuria) che la settimana scorsa è venuto in taxi fin da Londra per vedermi, riempendo il 76 di S[andfield Road] di uomini strani e donne ancora più strane: credevo che il taxi non la smettesse più di scaricare persone. Ma questo sig. Ackerman ha portato alcune illustrazioni straordinariamente buone (più Rackham che Disney) e alcune considerevoli fotografie a colori. A quanto pare hanno girato l’America fotografando paesaggi con montagne e deserti che sembrano adatti alla storia. Il soggetto o la sceneggiatura, però, sono di livello più basso. In realtà pessimo. Forrest J. Ackerman è stato una figura di spicco del fandom fantascientifico. Per fornire una breve presentazione di questo personaggio, basti sapere questo: dal giorno in cui lesse la rivista Amazing Stories di Hugo Gernsback (l’inventore della parola scientifiction), divenne il “fan numero uno” della fantascienza, da lui abbreviata per la prima volta sci-fi; fu agente letterario di autori come Ray Bradbury, L. Ron Hubbard e Isaac Asimov, leggendario collezionista di memorabilia cinematografici e libri, immancabile presenza alle convention e fluente esperantista. Ackerman fu anche il destinatario della Lettera 210, che contiene estratti dal lungo commento di Tolkien al soggetto di un eventuale film su Il Signore degli Anelli scritto da Morton Grady Zimmerman. Ackerman è citato anche nella Lettera 207 a Rayner Unwin, in quanto agente della compagnia cinematografica che aveva in progetto di realizzare un film tratto da Il Signore degli Anelli

Grazie a Tolkien’s Library di Oronzo Cilli[1], siamo venuti a conoscenza di due lettere inedite che permettono di fare luce sul rapporto tra Tolkien e Dune, primo volume dell’esalogia fantascientifica di Frank Herbert. Nel 1965 l’epopea fantascientifica di Frank Herbert, Dune, vide la luce della pubblicazione grazie a Sterling E. Lanier – statunitense, laureato in antropologia e archeologia all’Università della Pennsylvania, ma anche scrittore di fantascienza e autore de Le fantastorie del brigadiere[2], Il viaggio di Hiero[3] e Il ritorno di Hiero[4]. Nell’agosto 1965 Lanier mise insieme Dune World e The Prophet of Dune, le due parti in cui il romanzo di Frank Herbert era stato pubblicato a puntate su otto numeri della rivista americana Analog, e pubblicò Dune per la prima volta in forma di libro per la Chilton Books, una casa editrice specializzata in manuali di autoriparazioni. Raggiunto ben presto il successo della critica, Dune vinse il premio Nebula dalla Science Fiction Writers of America (SFWA) nel 1965 e il premio Hugo dalla World Science Fiction Convention nel 1966. L’opera fu tradotta in quattordici lingue e vendette dodici milioni di copie: più di qualunque altro libro di fantascienza nella storia. Curiosamente Lanier fu anche uno scultore di miniature di personaggi de Il Signore degli Anelli, apprezzate dallo stesso Tolkien, motivo per cui i due ebbero una corrispondenza epistolare di “circa una dozzina di lettere”, come scrisse lo stesso Lanier su Locus (No. 149, 1973). Il 20 settembre 1965, Tolkien scrisse a Sterling Lanier di aver ricevuto una copia di Dune poco prima di un soggiorno all’estero. Non penso che avrò tempo di leggerlo sino a che non prenderò una vacanza, fu la sua risposta. Tolkien lesse Dune, probabilmente l’anno dopo la sua pubblicazione. Lo sappiamo da un’altra lettera inedita, datata 12 marzo 1966, indirizzata questa volta a John Bush (che gli aveva inviato un’altra copia del libro), in cui leggiamo: È impossibile, per un autore che ancora scrive, essere giusti nei confronti di un altro autore che lavora sulla stessa linea. O almeno, per me è così. Infatti, detesto Dune intensamente, e in questo sfortunato caso è molto meglio e più corretto nei confronti di un altro scrittore stare zitto e rifiutarsi di fare commenti. Altre lettere inedite di Tolkien indirizzate a Sterling E. Lanier sono una lettera del 14 febbraio 1966, una del 21 novembre 1972 e una del 24 gennaio 1973, in cui Tolkien ringrazia Lanier per avergli inviato il suo libro The War for the lot: L’ho trovato molto originale e molto diverso da qualunque cosa avessi letto prima: molto inquietante, in effetti. Nella stessa lettera, Tolkien afferma di aver ricevuto quattro copie della Daw Books (Donald A. Wollheim editore), ovvero The 1972 Annual World’s Best SF di Donald A. Wollheim e Arthur W. Saha. 

Nel luglio 1964, Lyon Sprague de Camp, autore statunitense di fantasy e fantascienza, ma anche critico letterario e biografo di Robert E. Howard e H.P. Lovecraft, inviò a Tolkien una copia di un’antologia di heroic fantasy da lui curata, intitolata Swords & Sorcery: Stories of Heroic Fantasy (Pyramid Books, 1963), che conteneva racconti di Poul Anderson, Lord Dunsany, Robert E. Howard, Henry Kuttner, Fritz Leiber, H.P. Lovecraft, C.L. Moore e Clark Ashton Smith. Questa antologia del 1963 fu inviata a Tolkien nel luglio 1964, e in una lettera del 30 agosto 1964 a Sprague de Camp, Tolkien commenta così le storie contenute nell’antologia: tutti i pezzi sembrano carenti nelle secondarie (ma per me non irrilevanti) questioni della nomenclatura. Meglio quando sono inventivi, meno buoni quando letterari o arcaici[5]. In particolare, rimase molto deluso da un racconto di Lord Dunsany, Distressing Tale of Thangobrind the Jeweller, tanto da scriverne un’analisi critica. Sprague de Camp dedicò il nono capitolo del suo Literary Swordsmen and Sorcerers: The Makers of Heroic Fantasy (Arkham House Publishers, 1976) proprio a Tolkien. Il capitolo in questione era intitolato “Merlin in Tweeds” ed era basato sull’articolo “White Wizard in Tweeds”, pubblicato sul numero di novembre 1976 di Fantastic: Sword & Sorcery and Fantasy Stories: [Tolkien] disse di aver trovato [l’antologia] interessante ma non gli sono piaciute molto le storie in essa contenute. […] Sedemmo nel suo garage per un paio d’ore, fumando la pipa, bevendo birra, e parlando di molte cose. Tolkien non aveva letto praticamente nulla della letteratura inglese dal Beowulf in poi né poteva parlarne in modo intelligente. Indicò che gli ‘piacevano abbastanza’ le storie di Conan di Howard[6]. Negli anni ‘60, Sprague de Camp era in corrispondenza epistolare con Tolkien e nel febbraio 1967 fece visita al Professore per fargli un’intervista. Tolkien lo invitò a bere una birra nel suo garage riconvertito a libreria, e Sprague de Camp ricorda che durante il pomeriggio passato in sua compagnia a Oxford, fece le affermazioni riferite poco sopra. Non ci è dato di sapere se avesse letto altre storie di Conan oltre a Shadows in the Moonlight – Sprague de Camp ne dubitava fortemente, come scrisse in una lettera a John D. Rateliff facendo riferimento a quella medesima conversazione: Non so se avesse letto qualche altra storia di Conan oltre a Shadows in the Moonlight, ma ne dubito fortemente[7]

Un altro scrittore di fantascienza che Tolkien aveva letto era Gene Wolfe, autore del ciclo science fantasy Il Libro del Nuovo Sole. Tolkien lesse il secondo numero dell’antologia Orbit curata da Damon Knight, che raccoglieva “The Best New Science Fiction of the Year. Il secondo numero fu pubblicato nel giugno 1967 e conteneva il racconto Trip, Trap di Gene Wolfe, da molti considerato come uno dei più grandi scrittori di fantasy e fantascienza. Troviamo citato il racconto di Gene Wolfe anche nella Lettera 297, datata agosto 1967: La parola Warg usata nello Hobbit e nel Signore degli Anelli per indicare una razza malvagia di lupi (demoniaci) non è intesa specificamente come anglo sassone, e ha una forma germanica primitiva in quanto rappresenta il nome comune dato a quelle creature dagli uomini del nord. Sembrerebbe che si stia diffondendo: appare in Orbit 2, p.119, non come parola di [uno] strano paese, ma in una comunicazione ufficiale tra la Terra e un esploratore spaziale. La storia è scritta da un lettore del Signore degli Anelli. [Gene Wolfe, ndr]. Tolkien scrisse anche una lettera inedita a Gene Wolfe, datata 7 novembre 1966 e conservata presso il Marion E. Wade Center del Wheaton College (Wheaton, Illinois), in cui rispondeva a Gene Wolfe, ancora agli inizi della sua carriera di scrittore fantasy e di fantascienza, il quale chiedeva l’etimologia della parola warg. Gene Wolfe scriverà in seguito due riflessioni sull’opera di Tolkien: “The Tolkien Toll-Free Fifties Freeway to Mordor and Points Beyond Hurray!”[8] e “The Best Introduction to the Mountains”[9]. Nell’intervista con Resnick pubblicata nel 1967, Tolkien diede la propria opinione sul romanzo distopico Il signore delle mosche scritto dal premio Nobel William Golding (uscito, tra l’altro, nello stesso anno dei primi due volumi de Il Signore degli Anelli), definendolo dreary stuff[10]. 

Per approfondire il rapporto tra Tolkien e la fantascienza, si veda l’articolo E. Patavini “J.R.R. Tolkien e la fantascienza” pubblicato su Tolkien Italia (https://tolkienitalia.net/?p=4797).

Bibliografia
      • A. Fambrini, “Tolkien, la fantascienza, il fantasy: paradigmi per mondi possibili”, I Quaderni di Arda;
      • I. Asimov, “Su Tolkien e altre cose (Concerning Tolkien)” in I. Asimov, M. H. Greenberg, Le Fasi del Caos, Mondadori (Urania), Milano 1993;
      • I. Asimov, “L’Anello del Male (The Ring of Evil)”, in I. Asimov, Guida alla Fantascienza, Mondadori (Urania), Milano 1984;
      • D. Nelson, “Literary influences, Nineteenth and Twentieth Centuries” in M.D.C. Drout (ed.), J.R.R. Tolkien Encyclopedia: Scholarship and Critical Assessment, Routledge, New York-London 2007., pp. 366-378;
      • T. Shippey, “Literature, Twentieth Century: Influence of Tolkien” in M.D.C. Drout (ed.), J.R.R. Tolkien Encyclopedia: Scholarship and Critical Assessment, op. cit., pp. 378-382; D. Nelson, “Howard, Robert E. (1906-36)” in M.D.C. Drout (ed.), J.R.R. Tolkien Encyclopedia: Scholarship and Critical Assessment, op. cit., pp. 286-287;
      • L. Sprague de Camp et al., “Letters”, in Mythlore Vol. 13, No. 4, Article 21 (1987);
      • O. Cilli, Tolkien’s Library: An Annotated Checklist, Luna Press Publishing, Edinburgh 2019.

[1] O. Cilli, Tolkien’s Library: An annotated checklist, Luna Press Publishing, Edinburgh 2019.

[2] S. E. Lanier, Le fantastorie del brigadiere, Mondadori (Urania 546), Milano 1970.

[3] S. E. Lanier, Il viaggio di Hiero, Editrice Nord (Fantacollana 15), Milano 1976.

[4] S. E. Lanier, Il ritorno di Hiero, Editrice Nord (Fantacollana 54), Milano 1984.

[5] L. Sprague de Camp, Mytholore 13, no. 4 (Summer 1987), p. 41.

[6] L. Sprague de Camp, Literary Swordsmen and Sorcerers, Arkham House Publishers, Sauk City 1976, pp. 243-244.

[7] Cfr. J.D. Rateliff, “Letter” in Beyond Bree, no. 4, March 2005, p. 4 e D. Nelson, “Howard, Robert E. (1906-36)” in M.D.C. Drout (ed.), J.R.R. Tolkien Encyclopedia: Scholarship and Critical Assessment, Routledge, New York-London 2007, p. 287.

[8] G. Wolfe, “The Tolkien Toll-Free Fifties Freeway to Mordor and Points Beyond Hurray!” in Vector, no. 67/68 (Spring 1974).

[9] G. Wolfe, “The Best Introduction to the Mountains” in Interzone, dicembre 2001. Cfr anche J.R.R. Tolkien, D. A. Anderson (ed.), The Annotated Hobbit. Revised and expanded edition, Houghton Mifflin Company, Boston-New York 2002, pp. 146-147 e J.D. Rateliff, The History of the Hobbit, Mr. Baggins, Houghton Mifflin Company, Boston-New York 2007, p. 225 (nota 7).

[10] Una cosa noiosa, cupa: Dreary infatti ha diversi significati in inglese: tetro, cupo, noioso, malinconico. Cfr. H. Resnick, “An Interview with Tolkien”, Niekas, Issue No. 18 (Late Spring 1967), p. 38.