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Nota 62 - Tolkien e Dante

di Emilio Patavini

Il 20 febbraio 1945 Tolkien fu eletto membro della Oxford Dante Society, la più antica società dantesca inglese, fondata nel 1876, di cui facevano parte anche gli Inklings C.S. Lewis e Charles Williams. Rimase membro fino al 15 febbraio 1955, quando diede le sue dimissioni. La Oxford Dante Society si riuniva una volta a trimestre: ogni membro, a turno, invitava a cena gli altri soci per ascoltare il saggio di uno di loro. L’11 novembre 1947, in un incontro della Oxford Dante Society, Tolkien lesse un saggio, che oggi sopravvive in una bozza a matita di otto fogli conservata nei Tolkien Archives della Biblioteca Bodleiana (MS Tolkien A13/1, 168-175). Il saggio era intitolato “A Neck-Verse” e in esso Tolkien tracciava la storia di due parole di origine germanica che compaiono nella Divina Commedia: la prima era bruno (Inferno II,1), la seconda lusinghe (Purgatorio I,92). Una più ampia trattazione di quest’ultima parola nella sua forma medio inglese sarà nel suo saggio “Middle English «Losenger». Sketch of an etymological and semantic enquiry”, pubblicato in Essai de Philologie Moderne (1951) (Société d’éditione “Les Belles Lettres”, Paris 1953, pp. 63-76). “Middle English «Losenger»” contiene il testo dell’intervento tenuto da Tolkien al Congresso Internazionale di Filologia Moderna, tenutosi all’Università di Liegi dal 10 al 13 settembre 1951. L’articolo è un’indagine sulla parola medio inglese losenger, che deriva dall’antico francese losengeour. In questo saggio Tolkien traccia l’etimologia della parola a partire da The Leged of Good Women di Geoffrey Chaucer e da varie lingue protogermaniche. In “A Neck-Verse” Tolkien si presenta ai dantisti di Oxford come “un uomo di Thule (a man of Thule)”, citando passaggi dal poema anglosassone The Seafarer, dalla Völuspá norrena, dall’Edda di Snorri Sturluson e dal poema medio inglese Pearl; è per questi motivi che Tolkien definisce il suo tema come “A Northern look at Dante (Uno sguardo nordico su Dante). Benché affermi: “C’è un grande divario tra i miei primi assaggi della Divina Commedia nell’avvolgente curiosità dei tempi passati e il mio ritorno, troppo tardivo per fare qualcosa di più che vagare in queste regioni, un visitatore occasionale; ammutolito – poiché la mia conoscenza della lingua della Toscana è troppo scarsa per qualunque profonda conversazione con i suoi abitanti. Ed è una [lingua] dura – non intendo difficile – ma per me così diversa dalle facili lingue nordiche che conosco meglio”, con le sue acute osservazioni Tolkien dimostra di aver letto attentamente la Divina Commedia in italiano. Il 27 maggio 1952 Tolkien ospitò i membri della Oxford Dante Society. Nell’epistolario Lettere 1914-1973, l’unico riferimento a Dante si trova nella Lettera 294 a Charlotte e Denis Plimmer (8 febbraio 1967). Il «giornale londinese» cui Kilby si riferisce è il Daily Telegraph, che pubblicò un’intervista con Tolkien nel numero del 22 marzo 1968. L’atteggiamento di Tolkien può essere un esempio della «doppia coerenza» di cui parla Kilby: se nell’intervista attacca duramente Dante, nella lettera lo definisce “un sommo poeta”, aggiungendo: “Il mio riferimento a Dante è oltraggioso. […] Per un po’ sono anche stato membro della Oxford Dante Society (penso su suggerimento di Lewis, che sovrastimava di gran lunga la mia conoscenza di Dante e dell’italiano). Resta vero che trovo la “meschinità” di cui ho parlato un triste difetto in alcuni punti” (p. 598).

Bibliografia
      • Per una presentazione e sinossi del saggio “A Neck Verse”, si veda J.R. Holmes, “How Tolkien Saved His Neck: A lusinghe Proposition to the Oxford Dante Society”, in Mythlore, Vol. 40, No. 1, Article 12 (2021);
      • l’introduzione a “A Neck Verse” si può trovare in C. Scull – W.G. Hammond, The J.R.R. Tolkien Companion & Guide: A Reader’s Guide, HarperCollins, London 2006, pp. 960- 962.
      • Si veda inoltre M. DeTardo, “Dante” in M.D.C. Drout (ed.), J.R.R. Tolkien Encyclopedia: Scholarship and Critical Assessment, Routledge, New York-London 2007, pp. 116-117.