Nota 21 - The Lost Road e i romanzi di viaggio nel tempo
di Emilio Patavini
Tutto ebbe inizio quando C.S. Lewis lanciò una sfida a Tolkien: “Un giorno L[ewis] mi ha detto: ‘Tollers, c’è troppo poco di quello che ci piace davvero nelle storie. Temo che dovremo provare a scrivere qualcosa noi stessi’. Ci accordammo che egli avrebbe provato il ‘viaggio nello spazio’, e io il ‘viaggio nel tempo’. Il suo risultato è ben noto. I miei sforzi, dopo alcuni capitoli promettenti, si sono prosciugati; era una strada troppo lunga per arrivare a quello che in realtà volevo fare: una nuova versione della leggenda di Atlantide. La scena finale sopravvive come La Caduta di Númenor”[1]. Come dimostra la Lettera 24, nel 1937 Tolkien aveva proposto The Lost Road all’editore Stanley Unwin come possibile seguito de Lo Hobbit (pubblicato proprio quell’anno). Il responso della Allen & Unwin non fu positivo: se anche il racconto fosse stato portato a termine, non sarebbe stato un successo commerciale. Nella stessa lettera Tolkien definisce le storie che si era proposto di scrivere assieme a Lewis come “‘thriller’ di viaggio”[2]. La storia di Lewis su un “viaggio nello spazio” portò alla nascita della Trilogia dello spazio, composta da Out of the Silent Planet (tr. it. Lontano dal pianeta silenzioso, 1938), Perelandra (1938) e That Hideous Strength (tr. it. Quell’orribile forza, 1945), con protagonista il filologo Elwin Ransom, basato sulla figura di Tolkien e omonimo di uno dei protagonisti di The Lost Road nella linea temporale presente. Appare evidente che dalla conversazione che diede inizio a questa avventura narrativa, Tolkien e Lewis dovevano essersi scambiati pareri, giudizi e spunti, tanto che finirono per influenzarsi reciprocamente. Tolkien rimise mano all’incompiuto The Lost Road nel 1944, in un periodo di pausa dalla stesura de Le Due Torri. Come scrisse in una lettera al figlio Christopher, dopo un incontro con C.S. Lewis: “[Lewis] sta architettando il suo quarto (o quinto) romanzo, e sembra probabile che si scontri con il mio (il mio terzo ancora vagamente progettato). Ultimamente mi stanno venendo un sacco di nuove idee sulla preistoria (tramite Beowulf e altre fonti sulle quali potrei avere scritto) e vorrei inserirle nella storia sul viaggio nel tempo che ho iniziato e da molto tempo accantonato”[3]. Il “terzo [romanzo] ancora vagamente progettato” cui Tolkien si riferisce è con ogni probabilità The Notion Club Papers, una storia ambientata nel futuro (negli anni ‘80) definita “an apocryphal Inklings’ Saga”, che racconta delle discussioni di un gruppo di accademici, il Notion Club, che rimanda naturalmente al circolo degli Inklings. Si veda anche la Lettera 105 del 21 luglio 1946 a Sir Stanley Unwin: “[…] In due settimane di relativo tempo libero verso il Natale scorso ho scritto tre capitoli di un altro libro, che sposta in un altro contesto e ambientazione quel poco che c’era di valido nell’incompiuto Lost Road (che una volta ho avuto l’impudenza di proporle: spero sia stato dimenticato), e altre cose. Speravo di finirlo di getto, ma dopo Natale la mia salute è peggiorata. Piuttosto sciocco menzionarlo, prima che sia finito. Ma sto mettendo Il Signore degli Anelli, il seguito dello Hobbit, prima di tutto il resto, tranne i doveri ai quali non mi posso sottrarre”[4].
Bibliografia
Per la storia editoriale di The Lost Road, cfr. Lettera 24 e note relative; per una descrizione della trama, cfr. Lettera 257; per il resoconto dell’origine della storia, cfr. Lettera 257.
Si vedano inoltre:
J.R.R. Tolkien, C. Tolkien (ed.), The Lost Road and Other Writings, Harper Collins, 1987
J.R.R. Tolkien, C. Tolkien (ed.), Sauron Defeated, Harper Collins, 1992
John Garth, “When Tolkien reinvented Atlantis and Lewis went to Mars. Discovering the dates of The Fall of Numenór and Out of the Silent Planet”, pubblicato sul suo blog (https://johngarth.wordpress.com/2017/03/31/when-tolkien-reinvented-atlantis-and-lewis-went-to-mars/).
Emilio Patavini, “J.R.R. Tolkien e la fantascienza”, pubblicato su Tolkien Italia (https://tolkienitalia.net/?p=4797).
Si vedano anche le voci “Time” e “Time Travel” curate da V. Flieger in M.D.C. Drout (ed.), J.R.R. Tolkien Encyclopedia: Scholarship and Critical Assessment, Routledge, New York-London 2007, pp. 647-651.
[1] J. R. R. Tolkien, H. Carpenter (a cura di), Lettere 1914/1973, Bompiani, Milano 2018, pp. 598-599.
[2] Ivi, p. 49.
[3] Ivi, p. 169.
[4] Ivi, p. 190.