Le avventure di Tom Bombadil
Scheda bibliografica
di Daniela D'Alessandro
Informazioni Bibliografiche
Titolo: Le avventure di Tom Bombadil
Titolo originale: The adventures of Tom Bombadil
Autore: J.R.R. Tolkien
Anno di pubblicazione: 1962
Anno di pubblicazione in Italia: 1978 – Rusconi | 2000 – Bompiani
L’opera è una raccolta di 16 racconti in versi, due dei quali (Le avventure di Tom Bombadil e Bombadil va in barca) incentrati sulla misteriosa figura del vecchio Tom Bombadil. Dietro la stesura dell’opera c’è l’artificio letterario per cui Tolkien finge di aver ritrovato nel Libro Rosso, scritto presumibilmente dagli Hobbit, storie su leggende e gesta della gente della Contea alla fine della Terza Era. Sono poesie particolari, che fanno uso di parole a volte bizzarre, compositi stili metrici e accumunate dal tono allegro e festaiolo che caratterizza gli Hobbit.
I Racconti In Versi
1. Le avventure di Tom Bombadil
Il protagonista ci viene presentato come un tipo allegro con abiti sgargianti e un cappello adornato da una piuma di cigno. Viveva sotto il Colle, nei pressi del Sinuosalice e, un giorno d’estate, specchiandosi in un corso d’acqua, fu trascinato giù da Baccador la bionda, figlia del fiume. Riuscito a svincolarsi, fradicio d’acqua, andò a riposare all’ombra dell’Uomo-Salice, cullato dal suo canto. Da questo fu intrappolato e, liberatosi, corse a casa perché avanzavano nubi grigie all’orizzonte. Prese a piovere e Bombadil si rifugiò in un buco che apparteneva a un Tasso dalla fronte bianca e gli occhietti scuri. Per aver violato la loro casa, il Tasso e sua moglie lo portarono giù nella tana segreta, ma Bombadil li invitò a tornare da dove fossero venuti, esattamente come aveva fatto con Baccador e l’Uomo-Salice. Rincasato, fu accolto dallo Spettro dei Tumuli che voleva seppellirlo, ma Bombadil lo fece scappare. Si narra poi di come avesse sorpreso Baccador tra i giunchi e con lei avesse avuto un matrimonio felice e ricevuto la visita dei Tassi e dell’Uomo-Salice, ma non vi avesse prestato attenzione perché rapito dalla bellezza della sua sposa.
2. Bombadil va in barca
Questa volta leggiamo di Tom Bombadil alle prese con la sua barca e l’intenzione di guadare il Sinuosalice fino al Brandivino, per poi arrivare a Finecampi, dove vivono gli Hobbit che, di tanto in tanto, andava a trovare. Anche in questo racconto Tom fa una serie di incontri: un Martin Pescator troppo curioso, una Lontra che cerca di rovesciargli la barca e il Vecchio Cigno dell’Isola degli Elfi che soffia e nuota veloce quando Tom lo minaccia di strappargli un’altra piuma. Giunto a Breredon e Finecampi, gli vengono scagliate contro frecce per fermarlo, ma il fattore Maggot accoglie Bombadil in casa sua con boccali di birra, storie della Contea, canti e balli fino a che, al mattino, l’ospite fa ritorno a casa sua.
3. Il cavaliere errante
Il terzo racconto, la cui paternità è attribuita a Bilbo Baggins, narra di un cavaliere smemorato che dal Derrilyn arriva a Terra-d’Ombra e, lungo il tragitto, incontra una farfalla di cui si innamora e che vuole sposare. La insegue invano e le tende diverse trappole fino a che questa non riesce a sfuggirgli. Il cavaliere allora vagabonda per Belmarie, Thellamie e Fantasie e si prepara alla guerra contro gli Elfi di Aeria. Sulla via del ritorno, dopo aver indugiato presso isole solitarie, ricorda che avrebbe dovuto recapitare un messaggio, quindi riparte e si rimette in viaggio.
4. La principessa Me
Antichi canti elfici ci parlano della bellezza e del candore della principessa Me che, un giorno, iniziò a danzare con Te.
5. L'Uomo della Luna rimase alzato troppo
Anche il quinto racconto è attribuito a Bilbo Baggins. L’Uomo della Luna scese un giorno alla locanda sotto il Colle Grigio per bere un boccale di birra assieme alla gente del posto: l’oste e lo stalliere, il gatto brillo, la mucca ballerina e il cagnetto scodinzolante. Bevve troppo e rotolò giù dalla sedia, addormentandosi fino all’alba e oltre, scombinando l’ordine naturale degli elementi. L’oste, lo stalliere e gli animali tutti, a suon di violino e balli e canti, dovettero allora trascinarlo con i suoi cavalli e riportarlo sulla Luna.
6. L'Uomo della Luna scese troppo presto
Sebbene il titolo ricordi il precedente racconto, questo discende dagli uomini di Gondor. Stanco della routine e di fissare il dorato mondo, l’Uomo della Luna partì all’avventura per conoscere il mare, il fuoco, le paludi e gli uomini. Scendendo dalle scale il giorno prima di Natale, però, inciampò e precipitò nella Baia ventosa di Bel, dove fu salvato da un peschereccio che lo portò a terra. Andò in cerca di una locanda, ma non vi trovò ospitalità, solo zuppa fredda perché troppo presto era sceso dalla Luna per il gran banchetto natalizio.
7. Il Troll di pietra
Il settimo racconto è narrato da Samvise Gamgee. Tom sorprende un troll a sgranocchiare uno stinco del suo defunto padre Tim, e lo rivuole indietro per restituirlo allo scheletro a cui appartiene. Il Troll non è d’accordo perché, oltre che esserci penuria di cibo, uno scheletro non saprebbe cosa farsene, nel suo stato, di un osso. Segue una baruffa tra i due, da cui Tom esce sconfitto perché è molto difficile far male a un troll di pietra che ha la pelle dura.
8. Pierino il goloso
Anche l’ottavo racconto è di Samvise Gamgee. Il Troll Solitario di Terredistanti vorrebbe amici perché sa, in fondo, di essere buono e soffre molto la solitudine. Si dirige a Delving e incontra gli abitanti che, impauriti, fuggono urlando. Tutti, tranne Pierino il Golosone che si reca con il Troll nella sua tana per rimpinzarsi di dolciumi e leccornie. La gente di Delving, allora, fa anch’essa visita al Troll per godere di tante delizie, ma viene cacciata via per aver trattato male il Troll in precedenza. Da quel giorno, Pierino ingrassa a casa del Troll, diventa il suo più grande amico e anche un abile pasticcere.
9. I Mewlips
Questo misterioso popolo vive in luoghi bui e tenebrosi; chi osa addentrarvisi viene inghiottito dal fango melmoso. I Mewlips vivono dove scorre un fiume marcescente coperto da salici piangenti sui cui rami gracchiano corvi addormentati. Vivono in caverne umide e fredde, mai illuminate dal sole o dalla luna, ma solo dalla fioca luce dei lumi. Si nutrono dei malcapitati, mettendo le loro ossa in un sacco per poterle conservare meglio.
10. Olifante
Il decimo racconto, narrato da Samvise Gamgee all’interno del Signore degli Anelli, è una poesia in rima sui Mumak e sul loro aspetto: grigi e dal passo irruento, hanno un paio di corna in bocca, grosse orecchie che sventolano e lunghe proboscidi. Olifante è il più vecchio e importante che, a incontrarlo, non si potrà mai dimenticare.
11. Il Fastitocalone
Sembra un’isola un po’ spoglia, abitata da gabbiani che vi fanno la guardia e allontanano possibili visitatori. Se qualcuno dovesse avvicinarsi troppo, l’isola rovescerebbe tutti in acqua e si svelerebbe per quello che è: una gigantesca e coriacea tartaruga dalla quale i marinai stanno alla larga, preferendo passare la loro vita nella Terra-di-mezzo.
12. Il gatto
Un docile gatto sogna sullo zerbino topi e pasticcini da mangiare, quando la sua mente vola a Oriente, ai suoi antenati: leoni dalle zampe d’acciaio e leopardi maculati e silenziosi. Bestie libere di andare, mentre il gatto, ormai domato, sonnecchia senza dimenticare le proprie origini.
13. La sposa dell'ombra
Racconta di un uomo solitario che vive nell’immobilità totale, come una statua di pietra, fino a che non giunge una donna vestita di grigio e con fiori tra i capelli. Allora l’uomo l’afferra e la stringe a sé, rompendo l’incantesimo e indossando la sua ombra. Da quel momento la donna dimora nel profondo, ma una volta all’anno, quando si aprono tutte le grotte e si sveglia ogni cosa, i due danzano fino all’alba divenendo un’unica ombra.
14. Il tesoro
Si tratta di una storia “a catena” che narra i fatti antecedenti a quanto raccontato nello Hobbit. Prima che fosse scavato l’abisso e che fossero generati i draghi e i nani, quando il sole e la luna erano ancora giovani, gli antichi Elfi cantavano e forgiavano corone per i loro re. Quando l’ombra discese sulla loro terra, il loro canto andò perduto e il loro tesoro ammassato in grotte buie. Un nano che viveva in un antro oscuro coniò monete e forgiò anelli per comprare il potere di quei re. Ma si indebolì troppo e, quando giunse il drago, trovò la morte. Il drago si addormentò allora sotto la grigia pietra e non sentì il tintinnio di un’armatura venuta a reclamare il suo tesoro: era quella di un giovane guerriero, che lo sfidò e lo uccise. Un vecchio re sedeva su un trono, pensando solo al proprio tesoro e non più al suo regno, perché ormai era il signore dell’oro degli Elfi. Non si accorse dell’imperversare della battaglia, che lo colse e così morì. Ora il tesoro è in una roccia scura, dietro porte di cui nessuno ha le chiavi.
15. La campana del mare
Il misterioso protagonista del quindicesimo racconto (con cui passiamo alla Quarta Era del mondo) raccolse in riva al mare una conchiglia da cui giungeva un suono simile all’infinito, vago e lontano. Sopraggiunta una barca vuota, vi salì, raggiunse una terra dimenticata e ne divenne il re. Ma quando convocò i sudditi, di cui aveva solamente udito le voci, arrivarono nubi scure da lontano ed egli dovette cercare riparo per un anno e un giorno in una foresta morta, finché non riuscì a fuggire e salire sulla barca, che ancora lo attendeva. L’alta marea lo condusse in un altro luogo desolato e l’uomo, preso dalla disperazione, gettò via la conchiglia ormai morta che non emetteva più alcun suono d’infinito. Ma la solitudine non lo abbandonò mai più.
16. L'ultima nave
L’ultimo racconto narra di Fíriel, principessa di Gondor, che un giorno in riva al fiume udì canti e armonie di flauti e arpe. Arrivarono gli Elfi a bordo di una barca bianca, diretta alla loro terra dai Porti Grigi dell’Ovest. Erano venuti a prenderla per strapparla alla sua vita mortale, ma la principessa rifiutò l’invito perché si disse “figlia della Terra”, e restando nella Terra-di-mezzo finì i suoi giorni.